29-7-2018: Escursione all’OSSERVATORIO FAUNISTICO (di M.M.)

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2018-07-29-escursione-osserv-faunistico-valchiusella

PUBBLICHIAMO QUESTE BELLISSIME IMPRESSIONI DI M.M.

La mattina è sfolgorante dopo la tempesta serale di questa anomala estate.

Nel cielo smaltato non c’è una nuvola.

L’allegria del ritrovo dietro il gabbiotto della sede si stempera nel confusionario assalto ai posti liberi di chi generosamente ha messo la sua auto a disposizione.

Mi piace!

Mi piace che qualcuno abbia dedicato il suo tempo per organizzare una gita con tanto di pranzo per tutti noi.

Mi piace che Riccarda mi abbia telefonato per sapere cosa non mangio.

Mi piace aver chiuso la porta di casa sapendo che neppure per un momento penserò al tran tran quotidiano.

Ancora una volta Valchiusella.

La carovana si ferma in località Vaudanza e subito si forma la fila che si sgrana con in testa i baldanzosi e in coda i riflessivi che guardano il panorama e commentano.

Belli i prati verdissimi, le cime pietrose, la piramide grigia del monte Marzo, la Bocchetta delle Oche, le borgate abitate solo d’estate.

L’insignificante Senecione inonda i lati del sentiero con un’opulenta fioritura gialla.

L’ombra dei boschi protegge pietre ricoperte di muschi umidi.

La vegetazione diventa più bassa man mano che si sale.

La vecchia seggiovia dalla brevissima vita si allunga seguendo il profilo della montagna.

Stracci di nuvolette bianche si alzano vaporose da dietro le cime.

Ad una curva, in basso, disteso su un pascolo, il bell’edificio dell’osservatorio faunistico.

Attorno baite abbandonate da chissà quanto tempo.

Mi piace trovare tè e bevande fresche offerti con un sorriso.

Mi piace incontrare Collini  che ci accompagna a scoprire i massi con le incisioni rupestri.

Mi piace che qualcuno cerchi mirtilli e altri le coppelle e le croci dal significato misterioso.

Mi piace che sugli scalini che lasciano intendere l’ingresso ad una nobile, antica casa ora diroccata, qualcuno abbia posto una grossa pietra piatta a protezione del nido di due orbettini.

Le vaporose nuvolette bianche si stanno trasformando in caligine grigia.

La valle non smentisce la sua fama di non avere mai un giorno completamente sereno.

Il pranzo è sontuosamente piemontese.

Prima gli antipasti con lingua al verde, prosciutto, uova ripiene, peperoni in bagna cauda, cotechino con patate; poi il grande paiolo con la polenta scodellata fumante, accompagnata da spezzatino, salsiccia, formaggi, il dolce, il vino, il caffè.

Tutto sempre servito con un sorriso e sempre con la proposta di una porzione aggiuntiva da parte dei gestori, di Riccarda che ha curato gran parte delle preparazioni, di Amedeo che mai risparmia un aiuto o una battuta.

E come dimenticare le aggiunte per chi a causa di allergie rinuncia a qualcosa di quanto proposto?

Mi piace l’atmosfera rilassata e amichevole.

Mi piace il locale luminoso e accogliente.

Mi piace l’offerta del tiramisù a chi si era portato il pranzo da casa e che già era stato invitato a utilizzare tavoli e sedie.

Mi piacciono gli splendidi libri sulla flora e sulla fauna locali a disposizione per le consultazioni.

Al termine si provvede a riordinare: chi raccoglie piatti e posate, chi toglie le tovaglie, chi impila sedie.

Si scende dopo aver scoperto la posizione della “pera dji crus” il masso su cui sono incise le più belle figure rupestri.

C’è bisogno di una giacca.

Lungo il sentiero la scoperta di una fioritura di Dianthus, i rari garofanini dai petali delicati come una trina preziosa.

Poi le discese per scorciatoie imboccate con Tommaso a rotta di collo, come fossimo ragazzini.

La nebbia si dirada regalando chiazze di verde tenero, una cascata, qualche canalone che ancora conserva tracce di neve.

Al parcheggio uno zaino imprudentemente abbandonato dietro una macchina in partenza viene stracciato dalle ruote.

È l’ora dei saluti calorosi, degli appuntamenti per le prossime proposte…..

Il cielo si è completamente rasserenato.

Perché pensare che tutto sia finito?

Potremmo tornarci un’altra volta!

M.M.

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