Arte, storia e cultura: la Via Francigena a Borgofranco d'ivrea
Attraverso la campagna si raggiunge ora la frazione di San Germano nel Comune di BORGOFRANCO. Poco dopo la frazione, a circa due chilometri dal centro abitato, in località Quinto di S. Germano, incontriamo una serie di caratteristiche costruzioni denominate “Balmetti”.
Questi edifici addossati e a volte costruiti direttamente a contatto con i lembi estremi della Serra d’Ivrea, sono stati adibiti fin dal XVIII Sec. alla conservazione dei prodotti agricoli e in particolare del vino.
Nell’ultima glaciazione l’enorme tensione del grande ghiacciaio Balteo, che premeva sulla roccia, ha creato una serie di fratture generando faglie e frane di crollo di grandi quantità di massi. L’acqua piovana e le vene superficiali si sono nel tempo insinuate nelle fessure e nei vuoti provocando la fuoriuscita di correnti d’aria costanti, le così dette “Ore“ (dal latino “aura”, brezza, soffio) le quali hanno creato un’area con un microclima avente temperatura e umidità costanti (7-8°).
Gli edifici costruiti direttamente sulle cavità da cui soffiano le “ore” si prestano in modo ottimale, alla conservazione del vino e dei prodotti alimentari e caseari.
I Balmetti costituiscono un interessante esempio di architettura spontanea nel rispetto dell’ambiente, della funzione economica e sociale. Essi hanno anche una funzione d’incontro, di aggregazione di festa come testimoniano i nomi delle strade: Via del buonumore, di Bacco, della Coppa. Infatti le costruzioni non sono mai utilizzate come abitazioni permanenti: la parte bassa, costruita sopra l’“ora” è ancora oggi adibita a locale per la conservazione dei prodotti e la parte superiore come locale di ritrovo e aggregazione tra gli amici e conoscenti.
L’origine di BORGOFRANCO risale al XIII° Sec. dalla fusione di tre piccoli centri: Quinto, Monbueno e Buò.
A causa dei contrasti tra la Chiesa e il Comune d’Ivrea il 5 Marzo 1251 gli abitanti dei tre borghi si riunirono per erigere un luogo fortificato Borgo – franco che impedisse le continue scorrerie dei Vercellesi attraverso la Serra e per tenere a freno le interferenze dei signorotti di Cesnola, Castruzzone, Settimo Vittone e Montestrutto.
Si costruì quindi un ricetto tra il 1256 e il 1277, auspice il Marchese del Monferrato la cui influenza su Ivrea era fortissima.
Il borgo fu dotato di ampi privilegi allo scopo di attrarre nuovi abitanti oltre alle famiglie delle tre borgate fondatrici.
Tracce dell’originaria struttura urbanistica di Borgofranco si trovano ancora nel centro storico, quadrilatero regolare che ha per asse Via Marini.
Al lato nord esiste ancora una torre di origini medievali che, sopraelevata in epoca successiva, funge attualmente da campanile.
Per circa due secoli il borgo riuscì, con alterne vicende, a mantenere la propria autonomia rispetto ai tentativi egemonici dei Savoia.
Nel 1573 iniziò la ripartizione in feudi a favore di vari nobili di corte tra cui, nel 1623, il nobile genovese Claudio Marini, ciambellano del Re di Francia e ambasciatore presso i Savoia, il quale fece costruire un importante palazzo di circa 1900 metri quadrati di superficie con un vasto giardino.
La parte sud del fabbricato riveste un notevole interesse architettonico anche per le decorazioni ancora visibili. Il palazzo fu residenza della famiglia Marini fino alla sua estinzione nel 1720.
All’ingresso del borgo adiacente alla torre medioevale troviamo la Chiesa Parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario e dei Santi Maurizio e Germano eretta nel 1663.
Attraversiamo ora il borgo in direzione di Biò e prendiamo la vecchia strada per Montalto Dora la quale attraversando un bel bosco di fondovalle sbuca nei pressi del centro abitato.