29-4-2018: Camminata alla BESSA – ALLA RICERCA DELL’ORO (di Amedeo Dagna)


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Camminata Bessa: Alla ricerca dell’oro! – 29 aprile 2018 – Resoconto

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Dopo un certo numero di rinvii dovuti alle avverse condizioni meteo e scaramantici scongiuri nella settimana precedente l’escursione ci siamo ritrovati, domenica 29 aprile, una settantina di escursionisti per andare a visitare questo piccolo angolo di storia che oggi è il Parco o Riserva naturale della Bessa.

Situato sulle pendici meridionali delle Alpi Biellesi, si estende per circa 7,5 kmq tra i resti di una morena del Pleistocene inferiore, formatasi anche grazie alle alluvioni dei torrenti Elvo e Viona, mentre a sud arriva fino ad una seconda morena appartenente alla stessa fase glaciale.

Attualmente il Parco della Bessa si presenta come un altopiano che si estende sul prolungamento della valle del torrente Viona (che discende dal Mombarone) per otto chilometri da nord verso sudest, largo circa 800 metri con punte massime di 1,7 km e degrada da quota massima di 450 m fino a circa 300 m.

All’ingresso sud situato nel comune di Cerrione vi è la sede del Parco mentre all’estremità superiore vi è un’area attrezzata con un piccolo museo, in località Vermogno.

Due, principalmente, i motivi di interesse che ogni anno conducono i visitatori in questo sito: la presenza di un certo numero di incisioni rupestri ed i resti di una grande miniera d’oro di epoca romana.

Il giacimento aurifero della Bessa si formò per erosione e successiva sedimentazione da parte dei corsi d’acqua dei depositi morenici ricchi di oro trasportati dall’espansione dei ghiacciai valdostani avvenuta a partire da un milione di anni fa. Contemporaneamente il ghiacciaio, come un gigantesco nastro trasportatore, aveva trascinato a valle i massi caduti per frane dagli monti della Valle d’Aosta e poi, ritirandosi li aveva depositati al suolo. Infatti noi oggi abbiamo la presenza più o meno numerosa in tutto il territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea e pendici biellesi delle morene di questi massi erratici che si sono conservati fino ai nostri tempi, anche se numerosi sono stati spaccati dall’uomo che li ha utilizzati come materiale da costruzione per baite, muri di sostegno e muri di confine.

La presenza su alcuni dei massi che si trovano nell’area della miniera della Bessa di incisioni rupestri essenzialmente coppelle, testimonia che vi erano in zona insediamenti umani a partire dal V/IV secolo a.C., appartenenti a tribù salasse di etnia celtica o celto-ligure.

La miniera della Bessa fu conquistata, dopo aspri e sanguinoso combattimenti, dalle legioni romane tra il 143 ed il 140 a.C. guidate dal console Appio Claudio e l’estrazione dell’oro fu affidata ai “pubblicani” (erano gli imprenditori del tempo) che impiegarono nei lavori fino a 5000 operai, fino ad almeno il primo secolo d.C. quando dagli scritti dello storico Strabone si viene a conoscenza che la miniera era stata abbandonata, forse perché esaurita, oppure meno redditizia dei nuovi sfruttamenti in Spagna.

Oggi la miniera si presenta al nostro camminare con una serie di sentieri che la percorrono ad anello; partendo dal centro di Cerrione camminiamo nella bella vegetazione primaverile calpestando dapprima un terreno fatto di detriti ghiaiosi, frutto del dilavamento delle aree di ricerca del metallo e poi arriviamo, nella parte più settentrionale, ad attraversare enormi cumuli di pietre disposte a “collinette” alte anche una ventina di metri.

Possiamo osservare, ancora ben visibili sul terreno, le vasche di raccolta dell’acqua che poi veniva guidata in appositi canali a pendenza controllata (in modo che le acque pulissero il terreno dai ciottoli ma non disperdessero il materiale aurifero).

All’estremità nord del Parco vi è un’area attrezzata per i visitatori, con tavoli e griglie, oggi completamente occupata da un esercito di rumeni in vena di fare picnic. Noi ripieghiamo, senza problemi, verso l’area in cui il Club dei cercatori d’oro di Biella, molto attivo, hanno costruito tre vasche e relativo anfiteatro per gli spettatori e conducono periodicamente gare di ricerca (ovviamente “seminando” pagliuzze). Consumiamo in allegria il nostro pasto autogestito scambiandoci ancora informazioni e notizie.

Il rientro avviene su percorso ad anello sulla strada periferica che costeggia il confine orientale del Parco, ma prima ci godiamo un piccolo ed interessante supplemento di tragitto tra le colline pietrose su di un percorso attrezzato con passerelle in legno per permettere ai disabili su carrozzella di visitare questo interessante sito.

Il tempo è tiranno e pertanto decidiamo di proporre, in un futuro più o meno prossimo, una seconda visita al Parco della Bessa dove ci concentreremo sul Museo (prenotando opportunamente) e sulle incisioni rupestri. Siamo convinti che siano estremamente interessanti ma richiedano una giornata intera a loro dedicata.

Rientriamo ad Ivrea, a metà pomeriggio, senza che una sola goccia di pioggia ci abbia colpiti. Siamo stati fortunati perché le nubi intorno erano minacciose ed all’arrivo nella nostra città constatiamo che qui qualche robusto acquazzone aveva deliziato anche coloro (pochi) che avevano rinunciato alla escursione per “infondati” timori meteo!

Bisogna aver fede negli organizzatori della Via Francigena di Sigerico!

Arrivederci alla prossima uscita!  

AMEDEO

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