17 settembre 2016 Una camminata sulla Via Francigena Valsusina: da Claviere (Monginevro) a Giaglione
Dopo alcune incertezze legate all’avverso andamento delle condizioni meteo, finalmente il venerdì sera si sciolgono i dubbi: domani si parte per la prevista escursione multifunzione, cioè camminata nelle “Gorge di San Gervasio” , visita al Forte di Exilles e merenda nell’ Agriturismo “Crè Seren” a Giaglione. Una full immersion in Val Susa che si prospetta ricca di spunti interessanti.
La già menzionata incertezza meteo (le previsioni sono perfidamente contrarie) e forse il timore di una certa dose di difficoltà nello scendere sul sentiero delle “Gorge” scoraggia molti dei nostri abituali soci camminatori, ma una ventina aderiscono all’iniziativa e si dimostreranno entusiasti della giornata.
Sabato mattina, alle sette, in perfetto orario il nostro amico Efrem col suo potente ed abbondante mezzo (quarantaquattro posti per venti escursionisti) si mette in movimento verso la nostra meta che raggiungiamo puntuali alle nove, in pieno rispetto del programma, grazie anche ad un traffico scorrevole.
Abbandoniamo a malincuore il dolce tepore del pulmann ed affrontiamo i pochi gradi di temperatura di Claviere ed il suo leggermente molesto venticello, ascoltando una simpatica relazione di Anna C. sulle vicende della statua della Madonna custodita nella Chiesa del Paese (rigorosamente chiusa, alla faccia del precetto evangelo del “venite nella casa del Signore!”). Durante le vicende belliche la statua si è trovata in mezzo ai contendenti e ne ha ancora i segni, fori di pallottole, su tutto il corpo.
Dalla Chiesa iniziamo a percorrere il sentiero, ottimamente segnalato anche con il logo della Via Francigena (figurina del pellegrino, freccia bianca verso Roma, freccia gialla verso Santiago) che troveremo lungo tutto il percorso. Dopo una ingannevole salitella ed un breve tratto pianeggiante il sentiero si affaccia improvvisamente sulle gole verso il torrente che scorre abbastanza tranquillo sul fondo. Credo che per molti di noi, sia una scoperta emozionante, trovarsi di fronte ad una discesa mozzafiato, di quelle che ti portano il piloro dalla sua normale corretta posizione a stazionare momentaneamente in mezzo alle tonsille.
Superato l’iniziale “sbaruo” iniziamo a scendere ed in breve ammiriamo sopra di noi la presenza del “Ponte tibetano” (da alcuni orgogliosamente classificato come il più lungo del mondo, da altri ridimensionato al più lungo d’Europa).
Le macchine fotografiche ed i citofoni (scusate ma è il mio modo personale di chiamare lo smartphone) diventano roventi a rubare angoli di ripresa, a fissare momenti di discesa. Caterina, il fiore all’occhiello del nostro Direttivo, promette e giura che verrà prestissimo a percorrere il ponte tibetano e qualcuno di noi sicuramente l’accompagnerà!
Qualche goccia di pioggia rompe la monotonia del percorso, (siamo o non siamo degli Indiana Jones?) ma non rompe tanto le scatole! Tutti siamo ammirati e compresi nel camminare che non accettiamo provocazioni nemmeno dal tempo.
A malincuore ci rendiamo conto, arrivati al parcheggio dove ci attende il grande Efrem, col suo “Francigena Bus” di aver terminato la prima parte del nostro programma di oggi. Scendiamo a Cesana per una visita turistica.
Si riparte in direzione Exilles, dove le visite a piccole fattorie di animali e laghetti in vista forte ci permettono di consumare un leggero spuntino (poi ci aspetta una sostanziosa merenda sinoira) in attesa di dedicarci ad una interessante visita al Forte.
Ammiriamo le possenti mura, l’ampio cortile interno, le varie opere e ci prepariamo a scendere verso Susa per risalire a Giaglione, in piena zona No-Tav, per allietare il corpo, già saziato nello spirito, con le delizie promesse e servite da Serena, la titolare dell’Agriturismo Crè Seren.
Prima la visita alle vigne e poi alle cantine, accompagnati dalle sapienti e gentili spiegazioni di Serena, la meravigliosa gestrice dell’Agriturismo, preparano occhi e stomaci alla posa a dimora dei manicaretti mirabilmente preparati da mani abili ed amorose. Un lungo silenzio cala sulle tavole, ma non è il silenzio melanconico del triste digiuno: è la meditazione consapevole di chi apprezza il meraviglioso lavoro dell’arte culinaria.
Gli unici rumori sono il tintinnio delle posate e la melodia dei vini versati nei calici: splendido Traminer bianco, Falabrac rosato, Pinot nero rosso e generoso. I nostri soci, trasformati in tanti sommelier assaggiano, gustano, trangugiano, apprezzano e più che le parole l’entusiasmo viene espresso dagli sguardi!
L’apoteosi della serata si raggiunge quando la gentile signora Silvana, mamma di Serena, arriva tra di noi, e ci propone, con gentilezza e anche con fierezza, le sue grappe!
Non si può rifiutare! Vedo occhi lucidi dalla commozione (e dall’alcol). In breve sul tavolo si allineano, come tanti soldatini alle manovre, le varie bottiglie con i diversi sapori: la grappa normale, all’arancio, il mirto, alla menta (splendida new entry) e tante altre che non mi ricordo!
Anche i cuori più duri vacillano, gli astemi più incalliti e tristi cedono: …..
Ho finito! Non vorrei che il mio resoconto sia troppo idilliaco. Cosa ne pensano i soci che erano con noi?
AMEDEO