Nel Cuore dell’Anfiteatro Morenico:
da Settimo Rottaro a Masino tra prati, boschi, giochi di luce e panorami
Percorso già collaudato un paio d’anni fa, però in versione “invernale”. Oggi è tutto diverso, non c’è la suggestione del terreno ghiacciato e della neve, ma siamo immersi nel verde…. come recita la locandina “tra prati, boschi, giochi di luce e panorami!!!
Lasciata alla nostra destra l’imponente chiesa di Settimo Rottaro, ci incamminiamo assaporando il tiepido sole…Dopo tanti giorni di pioggia ci godiamo questo cammino, ma prima di tuffarci nella natura facciamo una sosta insolita…. un caffè all’autogrill!! Non mi era mai capitato di entrare in autostrada .. a piedi!!! I nostri amici che hanno esplorato il percorso, sanno che, tramite un cancelletto, si può raggiungere questo bar autostradale (Viverone Nord), così ne approfittiamo!
Costeggiamo la “cascina Garlasca”, vecchia ma ben conservata, è la testimonianza della vita contadina di un tempo: erano tante le famiglie rottaresi che nei secoli scorsi vi lavoravano e la Garlasca ancora oggi conserva al suo interno una chiesa. C’è ancora un abete piantato in occasione del passaggio di Napoleone proprio in questo territorio.
Sostiamo nei pressi di una piccola borgata dove mi incuriosisce un pannello con una bella poesia di Giulia Avetta, una maestra di Cossano che con la sua penna ha rievocato il suo mondo: la natura, l’impegno civile, la religiosità e i sentimenti!!
Scorgiamo la possente mole del Castello ed il sottostante borgo di Masino, è una visuale insolita perché di siamo abituati a vedere il monumentale edificio dominare dall’altro lato della collina. Il cammino stimola l’appetito, non vediamo l’ora di pranzare, ma ci concediamo una piccola deviazione per non perderci la “Pera Cunca”, misterioso masso scolpito con coppelle, probabilmente, un antico altare utilizzato in passato per riti di religioni pagane.
Dopo un bel percorso nel bosco raggiungiamo in breve l’Azienda Agriviticola “LA CAMPORE”: qui ci offrono una degustazione di prodotti tipici canavesani e valdostani, innaffiati dal vino delle vigne circostanti (….ho gradito in particolare il “passito”). Alessandro, figlio dei proprietari, ci impartisce una breve lezione di viticultura mentre il cane della cascina (si chiama Bacco, nome molto appropriato!!!) scodinzola e gioca con i soci. Una curiosità: Il nome dell’Azienda deriva da “Campo Reale”, infatti in passato il territorio circostante era coltivato per i prodotti destinati ai nobili
Ultima tappa le Cantine del castello, un vero tuffo nel passato!! Qui l’azienda “la Campore” fa invecchiare il suo vino, un vero prestigio per un prodotto davvero eccellente!!
E come sempre…..arrivederci alla prossima escursione!!
M.VITTORIA