6 giugno 2021: PASSEGGIATA -“ROMANICA” (di AMEDEO DAGNA))


LOCANDINA: 2021 06 06 UNA PASSEGGIATA ROMANICA

…Tu sei romanica..amica delle bifore…

 Sentivamo prepotentemente il bisogno di ritrovarci, di fare gruppo, di sentirci di nuovo uniti a condividere le fatiche che ci vengono dall’esplorare il nostro territorio alla ricerca di quelle piccole e grandi porzioni di cultura che sappiamo raccogliere camminando insieme. La saggezza dei nostri amici del Direttivo doveva coniugare il rispetto delle regole e delle precauzioni dettate dal persistere della pandemia, con questo desiderio di tutti di volerci muovere, tenendo anche presente quella ruggine che in questi lunghi mesi si era depositata sulle nostre articolazioni (e che si aggiunge a quella ormai sedimentata dovuta in generale alle nostre non più verdi età) per proporre una  prima uscita motivante e sul piano dell’interesse culturale che su quello territoriale.

Pertanto per domenica 6 giugno si è riproposta una camminata che partendo dalla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Bollengo, raggiunta coi mezzi urbani, si snodasse lungo quel percorso che tocca quelle piccole perle architettoniche legate al “romanico” a mezza costa della Serra di Ivrea fino a Chiaverano. 

Il ritrovo fissato alle 8,30 presso la nostra Sede di Corso Botta, ha visto una partecipazione festante di soci, allegri come bimbi alla prima gita scolastica e che si sono sottoposti con disciplinata diligenza alle varie operazioni di registrazione, accertamento di idoneità prima di assalire con allegria l’autobus urbano in direzione di Bollengo. Nel pieno rispetto delle normative imposte dalla pandemia si era fissato il limite di partecipanti a trenta (più i membri del Direttivo, con varie funzioni di guida e coordinamento), avvisando anche la società gestrice della linea di autobus della nostra meta. Inoltre si è sempre osservata con attenzione la regola del distanziamento, procedendo a gruppetti di dieci all’aperto e procedendo a piccoli gruppi nelle visite agli interni.

Avevamo chiesto ed ottenuto il supporto delle varie associazioni preposte alle Chiese da visitare per poter accedere ai monumenti e, soprattutto, abbiamo coinvolto il nostro “Faro culturale” ossia Lauro Mattalucci che con la sua consueta cortesia ha messo a nostra disposizione, per tutta la durata della escursione,  l’immenso bagaglio di conoscenze del territorio e dei suoi monumenti. 

Scesi dall’autobus al capolinea di Bollengo il gruppo si snodava nella campagna e procedeva con passo baldanzoso verso la prima Chiesa offrendo degli spunti per realizzare begli scatti fotografici al vostro cronista (saria poi mi!).

Dopo una panoramica fatta all’esterno per inquadrare il monumento, la sua storia, le vicissitudini legate al borgo in cui originariamente sorgeva, Lauro ci ha accompagnati all’interno per farci scoprire gli affreschi che in parte sono stati recuperati e riproposti. Tutti molto attenti, alcuni anche con domande che hanno permesso dei simpatici approfondimenti, hanno seguito ed apprezzato il dire di Lauro.

Terminata la visita il gruppo inizia a muoversi sulla collina di Bollengo lungo la via detta delle “Vigne rosse”, tra campi, vigne, piantagioni di ulivi, a mezza costa. Ricordo che la Via Francigena in genere, ed anche le sue varianti che nel corso dei secoli si sono sviluppate per varie cause (piccole scaramucce tra Vescovi, guerre col Marchesato del Monferrato, altri motivi) si sono sempre attestate su tracciati a mezza costa poiché in genere il piano era acquitrinoso e di difficile percorrenza.

Seguendo la mulattiera si è arrivati alla nostra seconda meta: “Il Ciucarun” ossia il Campanile della Chiesa di San Martino che svetta solitario in mezzo ai prati e che ovviamente faceva parte di un complesso più grande; Lauro ci spiega le vicissitudini che hanno portato, nei secoli, le persone (in particolare i contadini) a vivere in borgate in mezzo ai campi che lavoravano e poi ad abbandonare questi villaggi per trasferirsi in borghi “franchi” o comunque protetti da mura e guerrieri per la loro protezione, dei raccolti e dei loro animali. Una curiosità, magari non proprio storica ma con una vena di mondanità: il Ciucarun è stato riproposto nello sceneggiato televisivo trasmesso alcuni anni fa che con abbondante libertà di espressione e racconto era dedicato alla vita di Adriano Olivetti.

Sempre su piccole stradine  e tracce di mulattiere proseguiamo il nostro percorso verso la Chiesa della Maddalena, nel comune di Burolo. Un momento di tristezza ci ricorda, per noi anziani della Associazione, le tante gite e visite effettuate in questa Chiesa con il supporto, prezioso, di un caro amico che ci ha lasciati a causa della pandemia: Ovidio, il gentile e garbato Assessore, che sapeva unire al gesto culturale del mettersi a disposizione per parlarci del monumento, un notevole supporto logistico organizzando piacevoli momenti di sosta, allietati anche da qualche buon bicchiere del suo vino, di cui andava orgoglioso: Grazie Ovidio! Riposa in pace!

Durante la sosta nella piccola area attrezzata consumiamo il nostro pranzo al sacco e poi, nutrito il corpo, grazie all’infaticabile Lauro, procediamo a nutrire lo spirito, con una esplorazione culturale sia all’interno che all’esterno della piccola ma bella struttura.

Molti di noi non sono alla loro prima esperienza su questo percorso ed in questi luoghi, ma non ci si stanca mai di ascoltare e ogni volta ci sii arricchisce con qualche nuovo particolare.

Procediamo con allegria, baldanza e qualche segno della ruggine che inizia a farsi sentire ed arriviamo all’ultimo gioiello architettonico del nostro percorso odierno: la Chiesa di santo Stefano di Sassano, posta su di un piccolo poggio alla periferia di Chiaverano, in una area naturale che definirei deliziosa. Siamo accanto alle ultime case del borgo lungo le strade poderali che portano, lateralmente, a Burolo e poi Bollengo, mentre un’altra, salendo,  raggiunge la sommità della Serra, verso il parafuoco che corre lungo tutta la morena, il Mas Basariund (resti di un vecchio masso erratico depositato nel corso degli andirivieni del ghiacciaio Balteo), la Torre Bastia, la vecchia frazione di Scalveis e, volendo, si arriva a Donato, nel biellese.

Il mio amico Ilario mi illustra i vari punti sui fianchi della morena, coi cespugli più o meno impenetrabili, i gruppi di alberi che contornano piccole radure, dicendomi che in certe ore del giorno, in particolare al mattino e dopo il tramonto, si popolano di animali selvatici: gli agili caprioli, i rustici cinghiali e le volpi. Anche a me nelle mie escursioni, in genere solitarie, è capitata la piacevole sorpresa di vedere abbastanza da vicino gruppi di animali che attraversano i prati ed i sentieri: ho detto solitarie perchè ovviamente non gradiscono il rumore ed in caso di gruppi, specialmente in presenza “delle lingue abbronzate – quelle che hanno sempre la bocca aperta” preferiscono non farsi vedere.

La visita alla Chiesa di Santo Stefano ci riserva una piacevole sorpresa tecnologica: è possibile scaricando in maniera opportuna una “app” sul cellulare, aprire la porta della Chiesa in modo autonomo e poi utilizzare all’interno dei registratori che ne raccontano le caratteristiche artistiche e storiche.

Va bene! Specialmente per l’ingresso…ma noi abbiamo Lauro! E’ molto meglio di qualsiasi registratore!

La nostra gita si conclude in maniera più o memo (decisamente meno) compatta con la visita alle Distillerie Revelchion dove il simpatico proprietario ci illustra i vari processi di distillazione, i prodotti e ci propone anche una piacevole degustazione.

L’operazione di rientro ad Ivrea si svolge un po’ “alla vigliacca” in quanto essendo domenica gli autobus urbani hanno orari poco comodi; allora chi a piedi, chi organizzando provvidenziali trasbordi con improvvisate “navette” pilotate da mariti precettati in piena pennichella pomeridiana, si ritorna al piano.

 Carissimi amici, grazie da parte di tutto il Direttivo, per la vostra simpatica partecipazione, a Lauro per la disponibilità ed arrivederci ai prossimi eventi: ci stiamo lavorando!

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