13-7-2019 V.F. dal GRAN SAN BERNARDO a ETROUBLES (di Amedeo Dagna)

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2019 07 13 G S BERNARDO-ETROUBLES(1)

GRAN SAN BERNARDO – ETROUBLES SULLA VIA FRANCIGENA –13 luglio 2019

 di Amedeo Dagna

E’ ormai consolidata tradizione che la nostra Associazione organizzi nei mesi centrali dell’estate, quando le condizioni di percorribilità sono ottimali, il percorso a tappe dal Gran San Bernardo ad Ivrea (e poi si prosegue). L’intento è di far conoscere al sempre nutrito numero di nuovi soci che ogni anno vengono ad arricchire le nostre file il percorso della Via Francigena nel suo tratto alpino, che inoltre è quello iniziale, in territorio italiano, della lunga via che si concluderà a Roma. Ma molti soci “di lungo corso” ripetono volentieri tutto o parte di questo itinerario poiché è sicuramente tra i più pittoreschi che tutta la Via Francigena possa offrire.

Come Direttivo dell’Associazione stiamo accarezzando il progetto di organizzare una due giorni che ci porti da Bourg St Pierre, il primo villaggio svizzero dopo il traforo scendendo verso Martigny, con una prima tappa al Colle del Gran San Bernardo dove pernotteremo presso i monaci dell’Ospizio ed il giorno successivo raggiungeremo Etroubles. Poichè riteniamo che non saranno molti che potranno a vario titolo disporre di due giorni o comunque intenzionati a vivere l’esperienza di un pernottamento al Colle, abbiamo in ogni caso deciso di ripetere le principali tappe giornaliere.

Siamo quindi partiti in una trentina di escursionisti a bordo del confortevole bus del nostro amico Efrem in direzione del Colle del Gran San Bernardo sabato 13 luglio con tanta voglia di sgranchirci le gambe.

Il meteo promette bene, anche se nuvole dispettose trasportate da un vento sbarazzino si vedono svolazzare proprio all’altezza del Colle. Ma quando arriviamo sul piazzale della ex dogana italiana ed abbandoniamo il confortevole tepore del bus un freddo birbo ci costringe a rapide incursioni negli zaini alla ricerca di qualunque cosa possa essere indossata! Il termometro del bus segna una temperatura esterna di 8 gradi e già ci spaventa, ma poi scopriamo che è un inguaribile ottimista! I più tecnologici termometri della stazione meteo svizzera (eh! gli svizzeri!) annessa all’Ospizio sentenziano: temperatura esterna 4,7 centigradi!

Tutto il gruppo si precipita al bar per tentare di scongelarsi e poi ci si raduna davanti all’Ospizio per la rituale foto di gruppo e l’ascolto di quattro informazioni sulla tappa di oggi e sui luoghi che attraverseremo. Leggo sui volti dei miei compagni di escursione, mentre mi accingo a dar loro qualche notizia, l’implorazione di essere breve: meglio disinformati che congelati!

Ma mi auguro che voi siate seduti tranquilli nelle vostre case con temperature confortevoli: pertanto vi racconto qualcosa, mettetevi comodi.

Già ai tempi dell’Impero Romano il Colle del Gran San Bernardo costituiva una importante via di comunicazione attraverso le Alpi e venne qui edificato un tempio dedicato a Giove Pennino, per cui si identificava con l’antico nome di “Col de Mont Jupiter”  e poi “Col du Mont Joux”.

Nel 1035 San Bernardo di Mentone fece costruire sul colle un Ospizio, gestito da una congregazione di canonici regolari, allo scopo di assistere, ricoverare e proteggere i numerosi viaggiatori di passaggio. A partire dal XVI secolo i canonici dell’ospizio hanno iniziato ad allevare (e lo fanno tuttora) dei cani molossoidi sia per la protezione dell’ospizio stesso da malintenzionati (si verificarono diversi episodi di brigantaggio) ma anche per trasporatre piccoli carichi ed assistere i viandanti in difficoltà. La razza di questi cani oggi è nota come “Cane di San Bernardo”; l’allevamento prosegue a Martigny, nella fondazione Barry intitolata ad un famoso cane che aveva compiuto molti salvataggi, ma è possibile ammirare alcuni esemplari, essenzialmente cuccioli, anche al colle.

Nel maggio del 1800 Napoleone Bonaparte (allora Primo Console) attraversò con grandi difficoltà il Colle con una armata che doveva affrontare l’esercito austriaco nella battaglia di Marengo. Pare che prima di sconfiggere gli austriaci, i soldati francesi abbiano fatto una grande strage di bottiglie di vino nella cantina dei canonici al colle!

 

Iniziamo a scendere a valle con la speranza di trovare temperature più umane e percorriamo la strada delle Gallie, che nel suo tratto iniziale in Italia  passa sotto la statua di San Bernardo che domina il Colle.

Attraversata con cautela la strada cha porta al colle scendiamo nel lungo vallone che porta alla vecchia dogana dove sorgono gli edifici che ospitavano le guarnigioni nei momenti di riposo: oggi vi è un punto di ristoro, il primo albergo per pellegrini in territorio italiano, e poi i sentiero prosegue, sempre indicato dalle tabelle gialle con i numero identificativo “103” che in Valle contrassegna la Via Francigena.

La discesa è ripida e passa sulla verticale dell’ingresso italiano del Traforo e poi prosegue verso il Villaggi di Saint Remy en Bosses (San Remigio durante l’epoca fascista), famoso per la stagionatura dei prosciutti (le jambon de Bosses) e che fa parte di una piccola collana di villaggi con capoluogo Saint Leonard dove in genere noi sostiamo per la pausa pranzo di fronte alla Chiesa del borgo.

Il nostro Efrem con il suo bus ci attende nei punti strategici quando il sentiero si accosta alla strada principale per raccogliere gli eventuali escursionisti che avessero difficoltà a proseguire.

Consumato il pranzo, con contorno di caffè e altri comodi ristori, riprendiamo il cammino verso la nostra meta, con il sentiero che ci fa rapidamente scendere verso il vallone dove  scorre il torrente Artanavaz che si butta nel Buthier.

Seguiamo quindi un comodo sentiero che costeggia un Ru (canale di irrigazione artificiale) parzialmente interrato ed arriviamo a Saint-Oyen  (ribattezzato Sant Eugendo durante il fascismo), dove anni fa pernottai nella struttura dei canonici del Colle, centro di esercizi spirituali e di meditazione che ospitava i pellegrini di passaggio, mentre percorrevo con alcuni amici del Cai di Ivrea l’Alta Via n° 1 della Valle d’Aosta (sette giorni da Gressoney a Courmayeur). E quella sera mi resi protagonista di una sceneggiata tra il goliardico ed il dissacratorio spacciandomi per Cappellano militare degli alpini: a cena, nel salone comune dove vi erano anche altri ospiti (i protagonisti laici di ritiri spirituali) una cuoca premurosa continuava a propormi robuste razioni di polenta e salciccia! Avevo visto servire ad una signora (evidentemente vegetariana) una bella dose di pomodori in insalata: per noi camminatori del Cai ormai da una settimana succubi dei menù dei Rifugi di montagna dove le verdure fresche erano praticamente assenti rappresentava quasi un miraggio. Alla mia richiesta di averne per noi la cuoca mi rispose con timore “occorre chiedere al Direttore -. Padre Luigi; e qui scattò il diavoletto che alberga a volte in me: misi bene in vista sulla mia maglietta la croce che portavo al collo e le confessai spudoratamente che io ero “Padre Amedeo, cappellano degli alpini”. Il miracolo: arrivarono immediatamente generose razioni di pomodori in insalata accompagnate da due fiaschi di buon vino! Fu un trionfo anche se eravamo estremamente imbarazzati a guardarci in volto, noi del gruppo, per non morire dalle risate. Tutto fini bene!

Oggi la struttura continua a funzionare: è stata ceduta dai canonici alla Curia di Aosta e quel che è importante non c’è più Padre Luigi!

Raggiungiamo in breve il sentiero che costeggia la strada principale ed in breve siamo ad Etroubles dove stanchi ma felici e contenti risaliamo sul bus e rientriamo ad Ivrea.

AMEDEO

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