Carema


Arte, storia e cultura: la Via Francigena a Carema

 

Usciti da Pont Saint Martin ci s’incammina verso il Canavese nella Provincia di Torino, Regione Piemonte.

L’abitato di CAREMA è situato in un’area storicamente di confine tra Italia e Gallia in epoca romana, tra Regno d’Italia e Regno Borgognone nel medioevo e tra Piemonte e Valle d’Aosta in epoca recente.

Alcune notizie storiche fanno risalire il toponimo Carema a “Cameram” cioè dogana: pare infatti che qui si pagasse un pedaggio sulle merci in transito dalle Gallie verso l’Italia e viceversa.

La fertile conca Caremese è situata sulla sinistra orografica del fiume Dora Baltea, al riparo dai venti freddi e a ridosso della montagna con orientamento sud-ovest, queste condizioni hanno generato un microclima favorevole alla coltivazione e allo sviluppo della vite, la cui diffusione ha creato una radicale trasformazione del paesaggio.

La creazione di terrazzamenti, con la costruzione di muri di sostegno e il secolare lavoro di trasporto di terreno fertile dalla parte bassa del territorio, ha prodotto il paesaggio unico che oggi vediamo, segnato dai caratteristici pilastri in pietra e calce detti “Pilun” che, oltre a fornire sostegno alle strutture delle ”toppie”, hanno la funzione di immagazzinare il calore del sole durante il giorno e di restituirlo nella notte alla vegetazione.

Questo insieme d’interventi umani nei secoli ha permesso la coltivazione della vite dalla quale viene prodotto il famoso vino “Carema” considerato uno dei maggiori vini italiani e tra i primi piemontesi a fregiarsi della D.O.C.

Entriamo nel territorio di Carema dall’antico sentiero che sale alla cappella di San Rocco, eretta nel XVII° Sec. in onore del Santo che protesse le popolazioni locali dalla peste.

La particolare posizione in cui si trova la costruzione, offre una splendida visione sulla Conca Caremese. La cappella di San Rocco e la cappella Siei , posta sull’altro lato della conca che ospita il centro abitato, sono considerate le due “sentinelle” della Conca Caremese.

L’abitato di Carema conserva l’impostazione urbanistica tipicamente medievale fatta di stradine strette che si intrecciano tra case addossate le une alle altre.

Percorrendo le vie del borgo antico è possibile incontrare molte abitazioni che hanno mantenuto le caratteristiche costruttive originarie: muri in pietra a vista, archi a tutto sesto, balconi in legno dette “lobbie”, portali con grandi pietre riquadrate e tetti coperti da lastre di pietra.

Entrando nella parte alta del centro abitato incontriamo la fontana di via Basilia, fatta costruire nel 1571 dai Conti di Challant – Mandruzzo, in omaggio ai Duchi di Savoia.

Sulle facciate della stele, che sovrasta l’ampia vasca in pietra, sono scolpiti quattro stemmi araldici e diverse scritte in latino: vicino allo stemma Sabaudo si vede una scritta latina che significa ”Se qualcuno ha sete venga da me e beva” e inoltre ”Abbi pietà di noi, Gesù Maestro “.

La Chiesa di Carema era già parrocchia nel 1261 e fu rimaneggiata nel corso dei secoli. Rimane oggi una parte antica risalente all’ampliamento del 1749 in stile barocco, su una struttura originale probabilmente gotica.

Gli ultimi ampliamenti e ammodernamenti risalgono al 1890.

La costruzione è alta oltre 20 metri e lunga 36, vi si accede dalla gradinata antistante in pietra. All’interno della parte barocca vi è l’altare maggiore con la figura di San Martino istoriata su una vetrata policroma; degni di nota sono i quattro altari laterali.

Il campanile ”Capolavoro architettonico” unico nel suo genere in Piemonte, fu costruito negli anni 1762-1769 interamente in pietra, la torre campanaria è alta 60 metri .

La Chiesa parrocchiale è dedicata a San Martino, mentre, fatto curioso, la Chiesa parrocchiale di Pont Saint Martin è dedicata invece a San Lorenzo.
Dopo la Chiesa parrocchiale incontriamo l’antica “Cappella del Suplin” risalente al 1649, appartenuta alla Confraternita del SS. Sacramento, la quale presiedeva e accompagnava i riti funebri.

Da notare sulla facciata romanica gli stipiti in pietra a “goccia rovesciata” tipici del medioevo Valdostano. Il fabbricato è in fase di recupero, sono quindi sono in corso importanti lavori di restauro.

Vicino alla Cappella si trova la fontana di San Matteo con la datazione più antica del Borgo: vi si può leggere la data 1460.

Nelle vicinanze sorge il palazzotto degli Ugoneti, sede locale della importante famiglia degli Ugoni, o Hugoneti, feudatari di Carema i quali possedevano anche il Castello di Castruzzone (Castrum-Ugonis) situato in posizione dominante e di cui rimangono i ruderi sopra la frazione di Airale.

Uscendo dal paese incontriamo la massiccia casaforte denominata ”Gran Masun” di epoca alto medievale il fabbricato aveva una funzione difensiva per il Borgo ed era sede della guarnigione locale. Vi si amministrava la giustizia e forse fu anche l’antica prigione.

Sulla facciata, sotto l’ultima finestra in alto, è visibile uno stemma Sabaudo con quattro disegni diversi e si notano, sotto il cornicione, resti di sculture e altri stemmi.
Scendiamo ora attraverso i vigneti verso la frazione Togliana , piccolo centro abitato anch’esso molto antico sulla vecchia strada delle Gallie.

Oltrepassiamo lo sperone roccioso della “Bardeisa”, sbarramento naturale sulla Dora Baltea, che un tempo lo lambiva, obbligando la strada antica a scavalcarlo a mezza costa sotto il controllo del Castello di Castruzzone il quale ne esigeva un pedaggio.

Percorriamo ora per un breve tratto la Statale 26 verso la frazione di Airale. Attraversato il torrente Chiussuma, ci dirigiamo verso Torre Daniele frazione del Comune di Settimo Vittone, che secondo una tradizione locale avrebbe avuto origine nel V° Secolo da un convento di frati Benedettini il cui fondatore si sarebbe chiamato appunto Daniele.

Sul piccolo borgo svetta l’alto campanile che fronteggia la chiesa di S. Pietro di origine antica ma ricostruita nel 1845.

Attraversiamo il caratteristico abitato con le sue abitazioni in pietra e la sua stradina selciata che lo percorre e ci dirigiamo verso il borgo di Cesnola.

La borgata è adagiata in una conca ricca di vigneti e dominata dai suggestivi ruderi di un antico castello costruito e poi ampliato tra l’ XI° e il XIII° Secolo.

Il feudo di Cesnola apparteneva nell’alto medioevo ai Signori di Castelletto e nel XIV° Sec. passò ai Signori di Settimo Vittone.

Il paese di Cesnola deve la sua celebrità alla famiglia Palma investita nel 1789 del feudo di Cesnola da Vittorio Amedeo III° di Savoia.

Il primo Conte di Cesnola fu Emanuele Palma al cui figlio Alerimo, repubblicano, cospiratore, esule e combattente per la libertà, è stata intitolata la popolare Via Palma di Ivrea, l’antico “Cardex maximus” della romana Eporedia, ora Via Quattro Martiri.

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