Burolo


Arte, storia e cultura: la Via Francigena a Burolo

Burolo è posto ai piedi di quella catena detta la Serra che divide le provincie di Torino e di Biella. Per trovare una spiegazione etimologica del suo nome, alcuni raccontano che nei vicini colli prosperava in altri tempi l’olivo, e nelle ricche pasture adiacenti, si formava gran copia di burro: ( bur ro – ol i o ) da ciò Burolo!

E’ una piccola terra difesa un tempo da una soprastante rocca tuttora abitata.

Di fronte alla sua propositura parrocchiale si vede una comoda casa di campagna del conte Buronzo d’Azigliano; la piazza comunale è intermedia a questi due edifici.

Mentre il Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1834) così riporta:

Burolo ( Buriolum ), com. nel mand. prov. e dioc. d’Ivrea, div. di Torino. Dipende dal senato di Piem., intend. prefett. insin. ipot. e posta d’Ivrea.

Mancati i Marchesi d’Ivrea venne in potere della Chiesa di quella contrada; la quale nel 1227 lo concedette qual mezzano feudo al Marchese di Monferrato.

Ebbe i suoi particolari Signori, che nel 1193 vendettero il loro castello ai Vercellesi, e poi pentiti del contratto non vollero più aderirvi.

Vennero citati dai Vercellesi dinanzi al delegato pontificio il vescovo di Pavia nel 1208, e non comparendo essi, furono condannati all’eseguimento di quanto si era convenuto.

Ma, l’anno dopo, dalla curia di Milano fu riparata la sentenza ed inoltre questi signori per i molti servigi in difesa della Chiesa d’Ivrea, ne ottennero varie prerogative.

Tennero questo luogo con titolo comitale i Lodi-Ceveris di Marentino. Vi ebbero anche signoria i Micheletti-Bichieris.

È uno dei bei villaggi subalpini che sorgono a foggia d’anfiteatro.

Il suo abitato comincia all’estrema falda di un’amenissima collina, e si prolunga fino al vertice di essa, ove rimangono alcune vestigie di un antico castello, eretto dai feudatari all’unico scopo di dominarne il soggetto paese.

Si ritiene che quella ridente e ferace collina fosse un tempo assai popolata di olivi, e che sulla sottoposta pianura si stendessero non poche ben coltivate praterie, da potervisi mantenere numerose mandrie, i cui prodotti in latticini, e massime in burro eccellente, tornassero a grande vantaggio degli abitanti.

E’ pertanto facile comprendere come alcuni da burro ed olio derivassero l’etimologia di Burolo.

Una piccola valle, che forma il confine dei territori di Biella e d’Ivrea divide la collina da quella ricchissima di boschi, denominata la Serra.

Da questo villaggio partono quattro vie: una, verso levante, conduce a Torrazzo; un’altra, verso mezzodì, conduce a Bollengo, discosto due terzi di miglio; una terza, da ponente, conduce ad Ivrea, due miglia lontano; la quarta, da tramontana, guida a Chiaverano, che gli sta ad un miglio e mezzo.

Due di esse accennano a Biella: la strada da Bollengo a Zubiena è la più lunga, ma di agevole passo; l’altra a Torrazzo è più breve, ma erta e disastrata.

La parrocchia è sotto l’invocazione dei santi Pietro e Paolo: rimpetto ad essa vedesi un comodo palazzo che serve al villeggiare di una nobil famiglia.

Sonovi due pubblici oratorii, uno dedicato alla Vergine Madre, e l’altro a S. Rocco.

I prodotti sono frumento, segale, gran turco, fieno, ed uve in abbondanza, dalle quali si hanno vini assai generosi.

Gli abitanti, respirandovi un’aria sanissima, sono per lo più molto robusti, d’indole allegra, e di mente svegliata. L’agricoltura è per essi una dilettosa occupazione.

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